Fiat, 1965, 600 D Coupé, Viotti
Fiat "600 D Coupé" Viotti, 1965
“La più trasformata dagli italiani”: prendendo a prestito l’espressione di una nota pubblicità si potrebbe definire così la 600, simbolo del sogno italiano negli anni della rinascita post-bellica. Nata da un progetto del tutto nuovo, con il motore posteriore raffreddato ad acqua e una comoda abitabilità per quattro persone, la 600 insieme alla Balilla e alla Topolino, ha motorizzato il “Bel Paese”. Con oltre 4,9 milioni di esemplari prodotti è stata la vettura italiana più modificata e personalizzata da tutti i carrozzieri ed i preparatori che diedero libero sfogo alla loro creatività lanciando lo stile italiano nel mondo. Presentata ufficialmente al Salone di Ginevra nel 1955 e progettata da Dante Giacosa con l’obiettivo di offrire agli italiani un’auto compatta, accessibile ed efficiente, la Fiat 600 conquistò il cuore degli italiani, diventando simbolo di benessere e libertà. Lo slogan dell’epoca la definiva “modernissima, agile, sicura”, mentre la sua presenza in celebri pellicole cinematografiche ne consolidò il mito.
La versione D del 1960 introdusse miglioramenti significativi, tra cui un motore potenziato da 767 cm³ per aumentare il divario prestazionale dalla 500. Il modello esposto dal Museo Nicolis è una versione speciale con cilindrata 750: un esclusivo coupé con tetto in tela, firmato dal celebre carrozziere Vittorino Viotti. uno dei più raffinati artigiani del design automobilistico italiano. Attivo fin dal 1921, il nome Viotti è legato, oltre che alla produzione di tante fuoriserie soprattutto su telai Fiat e Lancia, alla diffusione nel dopoguerra di un nuovo tipo di carrozzeria: la station wagon, a quei tempi chiamata più semplicemente “giardinetta”. La Fiat 600 rappresenta perfettamente l’estro creativo e il design italiano dell’epoca che contribuirono a diffondere il made in Italy nel mondo.
Una storia affascinante: dal convento al restauro - "La vettura del museo era al servizio di un convento di suore: fatto inconsueto per una fuoriserie dalle forme esuberanti, sebbene sfiorite da tempo. Per liberarla dal velo... di ruggine, un collezionista non ha badato a spese. Tetto apribile, abilità buona, ma niente spazio per i bagagli. L'ultima proprietaria era stata una religiosa, suor Antonietta. Probabilmente non fu nemmeno un acquisto ma la donazione a un convento, in cambio forse di qualche preghiera... Quando poi esaurì anche le sue ultime energie, finì da uno sfasciacarrozze, dove la trovò Luciano Nicolis". Un destino insolito per un’auto dalle linee eleganti e dal carattere esuberante, che oggi rivive grazie alla passione e all’impegno del Museo Nicolis.
"Facile da aprire: il meccanismo di apertura del tettuccio in tela è elementare ma ben realizzato". Tratto da Ruoteclassiche, di Maurizio Schifano
LINK sulla Fiat 600 e il Cinema
2004 Shooting, Ruoteclassiche
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