Il fondatore

Luciano Nicolis

Il Museo è stato il suo “sogno lungo una vita”, sin da quando, ragazzino, raccoglieva carta da riciclare girando in bicicletta i paesi vicino a casa.

Luciano Nicolis, veronese doc, lo ha realizzato nel 2000, inaugurando il “suo Museo” che ha subito aperto al pubblico.  Nel “Museo dell’Auto, della Tecnica e della Meccanica” ha fatto confluire gli oggetti, introvabili e preziosi, che l’interesse per la meccanica lo ha portato a cercare in tutto il mondo: automobili, motociclette, biciclette ma anche strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, opere dell’ingegno umano.

É una passione che ha trasferito anche alla famiglia che lo ha sempre sostenuto e affiancato. Il Museo è stata la sua attitudine e il suo divertimento. Lo ha voluto spettacolare e creativo con collezioni costantemente arricchite.

Ha sempre amato fare da guida ai visitatori; presentandosi dicendo “io sono quel matto che ha fatto tutto questo” e stupendoli anche raccontando di ogni singolo pezzo: origini, storia e curiosità. Si aggirava nel “suo Museo” con entusiasmo, vulcanico in idee e progetti.

Eppure, a chi gli faceva domande sulle “sue collezioni” rispondeva: “noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro…”

20 aprile 2017, Premio “Fedeltà al Lavoro” alla memoria di Luciano Nicolis. conferito da Camera di Commercio Verona

________

Luciano Nicolis raccontava:

“Ora lo ricordo con piacere, ma da piccolo me ne vergognavo, quando facevo la terza media, finita la scuola nel pomeriggio andavo in bicicletta a Mantova a caricare sacchi di carta. La guerra era finita da poco e io a 14 anni pedalavo in cerca di fortuna, alla ricerca di sacchi ex cemento, quelli vuoti scartati dai muratori, ne caricavo fino a 300, ricasavo spingendo 60 kg di sudore. Mi rendevano bene e mio padre era felice. Il fascino per la meccanica e le automobili mi aveva stregato, volevo dare vita ai miei sogni e realizzare le mie speranze. Quando incrociavo una automobile pensavo – un giorno avrò anch’io una bella auto.. forse due … forse tre … “

“Mio padre Francesco mi aveva dato molta fiducia, era soddisfatto di me. Così abbiamo incominciato il nostro lavoro del recupero della carta“.

“Da giovane, una volta acquistato il primo camioncino, mi divertivo a mettere i piedi sul volante sbirciando dall’angolo opposto del parabrezza, accelerando a mano con la ghiera sotto il volante. Così la gente che incrociavo si meravigliava non vedendo nessuno alla guida. Mi piaceva fare questa bravata, oggi sarebbe molto pericolosa”.

“Io stesso ho iniziato così: la mia passione è nata smontando pezzi di automobili per riparare il furgone che usavo nei primi anni di lavoro. In questo modo ho cominciato a capire la meccanica e mi sono appassionato alla tecnica automobilistica”.

Interviste

Guarda il video amarcord dei primi anni ’80.
Parla Saro Rolandi, allora presidente del V.C.C. Enrico Bernardi con sede a Villafranca, un tributo alla passione di Luciano Nicolis. Saro Rolandi fu un personaggio di spicco nel nascente mondo del collezionismo di auto storiche, giornalista e storico, ricoprì numerosi incarichi internazionali. Ricordato da tutti per la sua profonda cultura, la sua esperienza e le sue doti umane.
Rolandi fece conoscere la storia di Enrico Bernardi nel mondo intero, con precise e documentate ricerche condivise in Gran Guardia a Verona nel 1984.
Organizzò importanti competizioni come la “Stallavena-Bosco”, la “Salita della Torricelle”.

Servizio di Telenuovo, intervista di Danilo Castellarin.
Credo fosse il 1983, Telenuovo era appena stata fondata e quello era il mio primo servizio televisivo.  Avevo trent’anni. Si vede anche dai capelli in più… Luciano non volle comparire nel filmato e affidò le risposte alle mie domande a Saro Rolandi, allora presidente del Club. Eravamo in via Genova e c’erano dei gradini. Bastavano quelli a far ansimare Saro, malato di cuore, che sarebbe mancato pochi mesi dopo a Torino, durante un convegno dedicato a Enrico Bernardi. Evidentemente anche allora avevo la fissazione di rendere grande la ‘Stallavena-Bosco” Danilo Castellarin, Verona 6 marzo 2018

Guarda il video amarcord dell’intervista a Luciano Nicolis negli anni ’80.
Dopo l’improvvisa la scomparsa di Saro Rolandi, Luciano Nicolis diviene il presidente del V.C.C. Enrico Bernardi con sede a Villafranca.
Qui in una inedita intervista in cui si parla delle origini e della storia del collezionismo di auto d’epoca, definito allora un genere di antiquariato.

 

 

 

Un patrimonio di cultura per le generazioni future.
Diceva

Noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro

Pensate quanto è bello per l’uomo poter dire: oggi ho mangiato di quello che io mi sono guadagnato frutto del mio lavoro, del mio impegno e del mio sacrificio! Non resterebbe spazio per lotte, invidie e guerre…
Coloro che invece vogliono mangiare ciò che è di altri non saranno mai sazi e mai felici!

La vita è luce e ombra: è fiori e spine. Non ti doler che le rose abbiano le spine; ma consolati che le spine portino le rose…

Le soddisfazioni vengono solo dai sacrifici. Evitare ai propri figli i sacrifici vi renderà responsabili di avere un giorno figli senza soddisfazioni. Concludo con questa frase a me cara: “Quo quisque est bonus eo est carus”. Quanto più uno è buono, tanto più è caro. Comportarsi bene nella vita ripaga sempre!

All’articolo 1 la nostra Costituzione sottolinea che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Una res publica, quindi un bene di tutti che prospera solo grazie all’impegno di tutti. Far bene il proprio lavoro dev’essere quindi considerato lo stimolo più importante, non l’essere pagati per farlo. Mi spiego ancora meglio: il denaro è necessario, ma esso è solamente il riconoscimento che riceviamo per un lavoro ben fatto, non il fine ultimo del lavoro. Quindi, se la prima responsabilità di un’azienda è creare quella ricchezza che poi sarà distribuita, rimessa in circolo ,la responsabilità di chi lavora in un’azienda verso di essa è senz’altro che ciascuno compia il proprio dovere.

Non sono le avversità che uccidono, ma la paura delle avversità.

Non ho mai cambiato, per tutta la vita, i miei punti di riferimento. Credo prima di tutto che l’imprenditore debba essere d’esempio per i suoi dipendenti, e non comandare solo perché è il padrone; poi ritengo necessario che ci sia l’armonia nella famiglia, per me un sostegno di cui non si può fare a meno, in qualsiasi circostanza. Allo stesso modo vorrei che ci fosse la stessa concordia anche tra i dipendenti, perché senza collaborazione l’azienda non progredisce, anzi, si rischia di trovarsi la guerra in casa. Dico sempre ai miei dipendenti: trovatevi a cena tra di voi, pago io, ma voi imparate a stare bene insieme. Un altro valore davvero importante per me è l’onestà intellettuale: perché un affare sia un affare vero, bisogna essere soddisfatti in due, se no è sfruttamento. E non va bene.

Studiare, ricercare, conoscere sempre di più fa parte dell’istinto dell’uomo, aiuta a far uscire il sapere che ciascuna persona ha dentro di sé. In più, nelle aziende moderne, la formazione e lo studio continuo sono necessari per una continua ricerca dell’etica e del rispetto, e per far emergere le doti di ognuno.

L’etica come termine è diventato di moda e per questo spesso viene utilizzato a sproposito. Per seguire un comportamento etico non servono mica tante leggi, basta vivere onestamente e non fare del male agli altri. Nel mondo degli affari bisogna mettersi in testa che non si deve imbrogliare… non è un diritto! Insomma, bisogna aprire le coscienze e fare le cose giuste, anche se sembra sempre più difficile… Una volta si insegnava a rispettare la parola data, un precetto che ho sempre seguito, perchè anche se a volte costa tanto, alla fine nella vita ripaga sempre!

L’azienda deve sentire il piacere della responsabilità sociale, dev’essere mossa da uno slancio personale, non da un obbligo, a restituire alla comunità locale parte della ricchezza che ha saputo generare con il suo lavoro, le sue intuizioni, il suo capitale. Solo in questo modo potrà davvero dimostrare che si prova più piacere nel donare che nel ricevere. Lo stesso Museo Nicolis, che si affianca alle attività produttive, è stato creato non solo per coronare una passione ma anche per mettere a disposizione di tutti pezzi unici di una storia importante, quella della tecnologia.

E’ solo grazie alle vicende del passato che si può comprendere il presente e prepararsi al futuro. Credo sia necessario capire il perché degli avvenimenti e imparare dagli errori – dai propri come da quelli della società – per non commetterli ancora.

Sono convinto che la storia sia maestra di vita e di comportamento. Sapete quando non avvengono guerre e conflitti? Sembrerà banale, ma succede quando l’uomo non ha tempo da perdere. Impegnato nella ricerca e nello studio, nel fare il proprio lavoro con passione, nel girare il mondo all’inseguimento di qualcosa di meglio… Quando uno dedica le proprie energie alla crescita e al progresso, ed è giustamente orgoglioso dei propri successi, non ha spazio per i contrasti e non cerca scontri o nemici. Attraverso la storia si scopre che vi sono strategie migliori del conflitto per ottenere un risultato.

La crisi economica che stiamo vivendo ci insegnerà a lavorare di più e mangiare meno, come diceva il proverbio: “Salti da leon, pansa da formiga… laorar tanto e magnar miga”. Che tra l’altro sarebbe anche un’interessante ricetta per i governi: prendere i disoccupati, i cassintegrati, e restituire loro la dignità e il lavoro attraverso impieghi utili per la società, le infrastrutture, il territorio. La spesa pubblica non è un peccato, se viene ben orientata. A molti Paesi colpiti dalla crisi del 1929 questa soluzione permise di dar da mangiare a milioni di persone e preparò la strada per la ripresa.

Non credo ai sogni, credo nei progetti, ai programmi e al duro lavoro per cercare di realizzarli. Ma il tuo progetto vale qualcosa solo se ci studi intorno, se lo mediti a lungo e poi fai di tutto per metterlo in pratica. La fortuna è quella degli altri, la tua devi creartela con l’impegno.

Il museo su Instagram