S.G.V., 1911, Model B Runabout

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Veicolo
Marca: S.G.V.
Modello: Model B
N. Cilindri / Cilindrata: 4/3120 cc
Potenza: 34 CV
Velocità: 90 km/h
Lunghezza: 407 cm
Larghezza: 171 cm
Altezza: 125 cm
Anno: 1911
Marca carrozzeria: S.G.V.
Tipo carrozzeria: Runabout

S.G.V., 1911, Model B Runabout

S.G.V. “Model B Runabout", 1911


La vettura del Museo Nicolis è una S.G.V. Model B del 1911 con meccanica Lancia.
La S.G.V. Company era una azienda americana con sede a Reading, Pennsylvania (Usa), nata come evoluzione della ACME Motor Car Company. Quest’ultima si distinse per la produzione di automobili di alta qualità, riconosciute per la loro eccellenza e ottima reputazione, sebbene caratterizzate da costi elevati. La si poteva definire una vera fabbrica e non un semplice impianto di assemblaggio tipico del periodo.
Per comprendere il legame con l'Italia è importante ricordare che ACME acquisì una Lancia da C.H. Tangeman, socio in affari di E.R. Hollander nella società Hol-Tan con sede a New York, che alla fine del 1908 diventò distributore Lancia per l'America. La ACME studiò le caratteristiche ingegneristiche della Lancia 12-15HP (ovvero Beta) e decise di applicarle con piccoli miglioramenti sulla vettura S.G.V.
Nel 1911, anno della vettura del Museo Nicolis, ACME passò sotto una nuova gestione denominata S.G.V., acronimo dei nomi dei suoi nuovi dirigenti: Herbert M. Sternbergh, Robert E. Graham e Fred Van Tine.  La rinnovata gestione portò con sé importanti innovazioni. Il modello A della S.G.V. del 1911 e in seguito il modello B, furono tecnicamente quasi identici all’italiana Lancia Beta ed utilizzavano diversi componenti originali Lancia, tra cui: l'assale anteriore, le sospensioni, la trasmissione e naturalmente il motore.
In questo periodo, il mercato automobilistico d'oltre oceano mirava a capitalizzare l’ottima reputazione dei veicoli europei. SGV importava infatti i componenti direttamente dalla Lancia (o dai suoi fornitori) per adattarli ai propri standard e poi vendere le sue vetture con carrozzeria americana.
In tale contesto, la S.G.V. venne strategicamente pubblicizzata a New York con l'appellativo di "Lancia americana". Un catalogo ufficiale della casa dichiarava senza mezzi termini: "Riconosciamo francamente il nostro debito nei confronti dei costruttori stranieri, poiché le caratteristiche del design della nostra vettura sono ispirate ai più noti produttori europei, alle quali abbiamo aggiunto i nostri miglioramenti."
Il modello del Museo Nicolis è un autentico gioiello del 1911, anno in cui la raffinata e dinamica Belle Époque si avviava alla conclusione. Questo veicolo è dotato di una carrozzeria di tipo runabout, particolarmente in voga all'inizio del XX secolo, che può essere considerata l'antenata della moderna spyder. Tra le sue caratteristiche più interessanti spiccano il doppio acceleratore, che poteva essere azionato sia a pedale che manualmente dal volante. L’auto è inoltre equipaggiata con imponenti fari a gas acetilene e un contachilometri meccanico, posizionato sulla ruota anteriore destra. Sul cruscotto risalta un elegante orologio asportabile, al cui interno è incisa la scritta “Automobile”.

Luciano Nicolis raccontava "L'orologio è stato a lungo un elemento simbolico delle vetture, rappresentando la massima precisione meccanica dell'epoca. Si riteneva che un'auto efficiente dovesse funzionare con la stessa precisione di un orologio, e per questo una macchina di prestigio era sempre accompagnata da un orologio altrettanto raffinato".

Un’altra innovazione era l'equipaggiamento di una ruota di scorta con cerchio bullonato, progettata per una sostituzione rapida: era infatti possibile rimuovere solo il cerchio senza smontare l’intera ruota, un dettaglio all’avanguardia per l’epoca. Tra le sue caratteristiche più interessanti, spiccano il grande serbatoio da 100 litri.
La S.G.V. del Museo Nicolis, con le sue soluzioni tecniche d’avanguardia, è un modello raro e molto pregiato simbolo dello spirito pionieristico del primo Novecento.

Luciano Nicolis raccontava: "Questa è una SGV,  telaio Lancia e carrozzeria americana. L'assemblaggio potrebbe essere riconducibile al problema del dazio doganale, assai alto per le vetture d'importazione. Con questo sistema si pagava di meno. Una volta si usava acquistare il motore ed il telaio di una Casa automobilistica, poi lo si esportava ed assemblava all’estero per pagare un dazio inferiore (vedere storia del Dazio Doganale per Italia). In America adoperavano macchine molto importanti e interessanti, allestivano le carrozzerie come erano di moda allora. Questa era una carrozzeria abbastanza moderna, che si usava molto per le macchine (vedi la Pechino-Parigi) .... Essendo una macchina sportiva che doveva fare molti chilometri, aveva un canestrino di scorta, non avendo a riserva.  Disponeva già della ruota di scorta col cerchio, non solo del copertone come tante altre. C'erano due fanali supplementari a petrolio in caso di assenza di acetilene. I fanali ad acetilene facevano più luce ed erano realizzati con i vetri tagliati, in questo modo non si crepavano con il calore, al contrario il vetro spesso scoppiava. Il motore era abbastanza grosso e aveva la particolarità di avere 4 cilindri tutti in blocco e non 4 cilindri bi-blocco, ma un blocco unico".

Si legge sul manuale “Prima di mettere in moto il motore, inserire un po’ di olio dell’apposito oliatore con rubinetto tra volano e motore. In questo modo entra in funzione la pompa dell’olio e funziona il manometro pressione olio”. "Il motore parte dopo un mezzo giro di manovella”. “La trasmissione è a quattro marce ed una retro selezionabile, con guida (o trazione) diretta sulla quarta marcia”.

Nota sulla targa -  All'inizio del 1900, anche le targhe dei veicoli erano autentiche opere di artigianato. Realizzate in metallo, spesso smaltate per migliorarne l'aspetto estetico e la visibilità, presentavano due numeri rossi, indicanti la provincia, e il numero di licenza dell'automobile in nero (le province erano 69). Per esempio, il numero "12" di questa vettura si riferiva alla sigla di Brescia. Dalla seconda metà degli anni '20, in Italia si adottò la sigla della provincia al posto dei due numeri rossi, con un fondo nero e numeri bianchi.

Nota sulla casa Lancia - fondata il 27 novembre 1906 a Torino da Vincenzo Lancia è tra le più antiche case automobilistiche italiane. Fu costituita come società in nome collettivo di Vincenzo Lancia e Claudio Fogolin  con la denominazione Lancia & C.  I due si erano conosciuti in Fiat dove collaboravano, Fogolin si ritirerà nel 1918. Vincenzo Lancia era già noto per le sue prodezze sportive al volante proprio di auto Fiat. Celebre per aver contribuito all’evoluzione dell’automobile in modo significativo: suo il primo brevetto mondiale di carrozzeria a struttura portante su Lancia Lambda, in sostituzione del telaio a longheroni tipico delle carrozze e delle auto costruite fino a quel momento. Il suo secondo capolavoro sarà la Lancia Aprilia. La casa si distinse in generale per la realizzazione di veicoli di prestigio sino a diventare simbolo del nostro Paese come auto di rappresentanza presidenziale. Nel 1958 fu acqisita da  Carlo Pesenti (Italcementi) che la la cedette alla Fiat nel 1969. Ancora oggi Lancia è uno dei marchi più apprezzati dai collezionisti di tutto il mondo.
Curiosità - Una Lancia Beta si aggiudicò il terzo posto alla Targa Florio del 1909 e un’altra è nota per aver percorso il Circuito di Brooklands a 106,22 km/h in Gran Bretagna sempre nello stesso anno.

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